Sulla guerra #2

Stefano Corradini

In silenzio la neve si posava un fiocco sopra l’altro, uno abbracciato all’altro.  
La gente a stento parlava e i pochi suoni erano attutiti dal silenzio.  
Le auto diventarono di unico colore. 
Il giorno era un bianco accecante e la notte era tutto scuro, nessuna luce. La luna c’era ma stava al riparo, i lampioni spenti, anche quelli che di solito tremavano intermittenti. Le case erano al buio e le finestre riflettevano solo altra oscurità. 
Faceva freddo di giorno e la sera i silenzi erano pungenti.  
I bambini iniziarono a dormire lontano dalle finestre, prima nei corridoi, poi nelle cantine.  
Nevicava ancora, ma solo di giorno. Tutto era ombra da mattina a sera.  
I suoni sottoterra assomigliavano a bisbigli di persone, erano voci e colpi di tosse che la neve attutiva in piccoli battiti.  
Ci fu chi si mise in marcia verso ovest. Cercavano il sole, anche fosse quello più tiepido del tramonto, per sentire quel pizzicore sulle gote, per sentirsi vivi. Camminarono di notte orientandosi con la stella polare come antichi navigatori. 
Le altre stelle che solcavano il cielo erano di ferro, incandescenti. È così che le madri spiegarono ai figli quelle scie luminose che colpivano la terra a poche miglia da loro.  
Continuò a scendere la neve. Coprì le orme dei passi, tutte quante. I crateri delle stelle di ferro, quelli no. 

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