Le api e il liberismo

Tiziano Distefano

Mr. M. vive a D., un piccolo villaggio immerso nelle fredde e variopinte campagne olandesi.
Ogni mattina divora, famelico e vorace, un bicchiere di miele rinforzato con pappa reale e chicchi di polline color paglierino, che donano al miscuglio una nota amara. Mr. M., apicoltore da sempre, è un grande ammiratore del mondo degli imenotteri. Passa tutti i giorni in loro compagnia, ben oltre il tempo necessario richiesto dal lavoro. Negli anni ha studiato attentamente il comportamento di quella florida società di apidi, cercando di carpire l’origine di tanta felicità.

Mr. M. annota sul suo taccuino cerato, con attento sguardo scientifico e col massimo rigore, ogni singola azione, fattore o elemento osservabile tentando di ricavare delle regole generali.
Numero uno: ogni ape è proprietaria di un proprio favo. Numero due: volano incessantemente di fiore in fiore in continua lotta le une con le altre. Numero tre: mirano ad accumulare la maggior quantità possibile di miele e polline nel proprio favo. Numero quattro: le api più abili svolgono i lavori più prestigiosi. Nota: la regina deve necessariamente essere la proprietaria dell’intero alveare e gode giustamente dei benefici maggiori. Risultato: massima efficienza produttiva e diffuso benessere. Semplice!

Mr. M. rende nota la sua teoria nel consiglio comunale: ai fragorosi applausi e alla conseguente, meritata fama, fa seguito la carica di sindaco. Primo decreto: recintare le campagne. Secondo decreto: ogni individuo deve competere con tutti gli altri. Terzo decreto: la proprietà privata è inviolabile. Quarto decreto: a nessuno sarà concesso di alterare la naturale distribuzione della ricchezza poiché essa segue necessariamente il merito individuale.
Come per magia il villaggio inizia a prosperare e diventa, in breve, una ricca e potente città. Il migliore dei mondi possibili.
Mr. M. è finalmente libero di fare ciò che vuole. Si trasferisce in una grande casa al centro della città, dove tutto è a portata di mano.

Un giorno decide di tornare a far visita al suo alveare a cui deve il successo e la prosperità. Mentre guida la sua macchina costosa lungo la strada si accorge però che c’è ancora un problema da affrontare. È fermo da quasi un’ora intrappolato in un mare di auto. Tamburella freneticamente le dita sul volante, gli occhi rivolti verso il cielo in cerca d’ispirazione. Improvvisamente si illumina. Si gira di scatto e dal sedile posteriore afferra il taccuino per appuntarsi quanto segue: nell’alveare non esiste il traffico perché ogni ape può andare liberamente dove vuole, alla velocità che desidera e senza limitazioni. Soluzione e prossimo decreto d’urgenza: eliminazione delle carreggiate e dei sensi di marcia, dei semafori e di ogni altra limitazione alla libera circolazione delle auto. Nota: per aumentare l’efficienza del trasporto imporre l’abolizione del freno.

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